Breve racconto di un viaggio nella terra del sorriso.

Chi è stato in Thailandia ed ha conosciuto la sua gente, non può non tornare. Così il 20 febbraio, con qualche patema di cui avremmo fatto volentieri a meno , ci troviamo in aeroporto a Malpensa per il nostro volo Airitaly che ci porterà a Bangkok. Dieci ore di volo ed eccoci atterrare al Suvarnabhumi, ritirati i bagagli senza intoppi, ci avviamo all’uscita 3 da dove parte la navetta gratuita che in circa 40 minuti ci porta all’altro aeroporto, il Dom Muang dove ad attenderci c’è il volo AirAsia per Siem Reap in Cambogia.
Espletate le formalità del visto troviamo Chhoure Chhuon la guida che avevamo prenotato dall’Italia su consiglio di Delio Sansavini (Home Paradise) al quale vanno i miei ringraziamenti. Nemmeno il tempo di prendere possesso della camera e subito tuffati nei caotici mercatini della cittadina di Siem Reap.
22 febbraio: Angkor Wat. L’emozione che ho provato davanti a queste vestigia della civiltà Kmer è paragonabile solo alla visione delle piramidi egiziane del Cairo, eppure era la mia seconda volta ad Angkor.
Meglio di me saranno le foto a descrivere il posto e le emozioni.

23 febbraio: Tonle Sap, ho voluto portare gli amici che mi hanno seguito in questo viaggio sul lago Tonle dove quattro anni fa ho visitato il villaggio galleggiante che oggi praticamente non più esistente, resta comunque emozionante la navigazione del Siem Reap River con le sue palafitte, i pescatori intenti ai lavori quotidiani prima di sfociare nell’immenso lago attraverso il quale si può raggiungere la capitale Phnom Phen a circa 160 km.
Camminando per i vari mercatini locali che abbiamo incontrato lungo la strada abbiamo potuto toccare con mano le condizioni di una popolazione certamente non ricca ma assolutamente dignitosa e sorridente. Situazioni che nel nostro modo di pensare e di vivere ad alcuni puristi potrebbero far rabbrividire.
Una serata al Koulen per lo spettacolo delle ballerine cambogiane con ottimo cibo e fiumi di birra Angkor non può mancare.

24 febbraio: Ci sveglia Chhourre coi minivan per portarci di nuovo in aeroporto dove AirAsia ci aspetta per condurci in poco meno di due ore di volo alla nostra nuova meta, Phuket o meglio Patong. Appeno preso possesso di motoretta ci avventuriamo subito alla scoperta delle spiagge che la mia memoria ricordava, così nei giorni a seguire ci siamo bagnati nelle acque della Karon Beach, della Kata Beach, Nai Harn Beach, Rawai Beach, Kamala, Surin e per ultima ma per me la più bella, Freedom Beach.
Avvincente la salita al Big Buddha, la visita alla nurserie degli elefanti, il trekking con l’elefante. 
E che dire delle rumorose serate alla Bangla Road, un grande luna park di ristoranti, pub e locali un pochino scollacciati con le sue donnine danzanti appese ai pali della lapdance, tutto questo fa un indescrivibile e caotico folklore. Potevo non passare al ristorante 99 dove lavora la splendida Bee Bee (gender) conosciuta quattro anni ed assaggiare un delizioso “chicken with cashews stir-fried” e birra Chang come se piovesse.
Una settimana a Patong passa in fretta quindi alzataccia per volare di nuovo a Bangkok, preso possesso della camera del meraviglioso Mandarin Hotel, subito ci si butta a capofitto in quel caos che è il traffico di Bangkok.
La mia precedente visita aveva tralasciato il Wat Arun (tempio dell’Aurora) sul lato occidentale del fiume, rimediato con soddisfazione alla lacuna. Nell’attesa di amici che erano in visita al Palazzo Reale ho avuto modo di conoscere un giornalista corrispondente del giornale “La Repubblica”, di origine indiana. Il tempo non era molto ma per una capatina al centro commerciale MBK e all’Hard Rock Café si trova sempre e di solito qui le carte di credito tendono a riscaldarsi per lo sfregamento, la mia è stata vicina ad incendiarsi.
E’ arrivato il 5 marzo ed è ora di radunare tutto e tornare in Italia, ahimè a causa degli attriti tra India e Pakistan il volo deve fare una grossa deviazione per evitare il sorvolo del Pakistan con un allungamento del volo di più di due ore. Atterriamo a Milano Malpensa dopo 13 ore di volo, sfiniti ma con ancora addosso i profumi, le sensazioni e le emozioni di quello che abbiamo vissuto.

Davide, 14/03/2019

  

2 pensiero su “Cambogia-Thailandia, le terre del sorriso”
  1. Complimenti per il reportage… foto straordinarie e descrizione appassionata del viaggio ! Appena potrò parteciperò molto volentieri anch’io!

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